Una BCE determinata

Cosa serve davvero per difendere l'euro

I mercati, di tutto hanno bisogno fuorché di ascoltare le elucubrazioni di chi si chiede se non fosse meglio uscire dall’euro, seppure ordinatamente. Anche la Grande Armata di Bonaparte avrebbe voluto lasciare la Russia “ordinatamente” e i risultati si sono visti.
I mercati, in frangenti drammatici come questi, invece hanno, per prima cosa, bisogno di sentire parole come quelle pronunciate dal presidente della Bce Mario Draghi: “Faremo qualunque cosa per preservare l’euro”. La volontà e la determinazione, così come la convinzione nelle scelte intraprese, queste sono le vere armi che possono servire davanti alla crisi. Tentennare, mostrare indecisione, magari un pizzico di rimpianto, e lanciarsi nell’ipotizzare soluzioni diverse, porta al completamento di un disastro annunciato. Poi le sole parole, sappiamo bene che non bastano. Ma se persino le parole mancano, per quale ragione mai si dovrebbe mostrare una qualche fiducia nei confronti della moneta unica e della costruzione dell’euro? Vi sono ministri europei che dicono che della Grecia si può fare a meno e noti economisti che vagheggiano i ‘piani b’. Perché mai allora i mercati dovrebbero investire in paesi che non confidano né nella loro struttura, né nella loro moneta? Del resto Monti, in una intervista al Tgcom, ha detto che, se lo spread rimane troppo alto, questo dipende dai dubbi e dalle incertezze dei mercati circa il sistema dell’euro in generale.
Si capisce allora la soddisfazione del presidente del Consiglio per la fermezza mostrata da Mario Draghi.
Tanto che, nonostante le non poche traversie della politica italiana, il premier è apparso sicuro di poter comunque concludere la legislatura e magari in modo proficuo. “L’obiettivo non è durare”: un obiettivo da politici e statisti smaliziati a cui Monti non ha mai sentito di doversi ispirare. Monti si prefigge invece di condurre “l’Italia sulla strada della crescita”. E non sarà facile, visti gli impedimenti: persino la decisione della procura di Taranto sullo stabilimento Ilva della città, una delle più grandi fabbriche d’Europa, chiusa di colpo. Sperando che la vertenza si possa risolvere in fretta, Monti sa bene che le questioni sono tante e che il suo governo ha patito le fibrillazioni della sua maggioranza ma anche una certa farraginosità dei provvedimenti. La riforma del mercato del lavoro, ad esempio, non ha convinto.
L’Inghilterra ci accusa di preoccuparci solo degli anziani e di non fare nulla per i milioni di giovani disoccupati. Ad ottobre si preparano una serie di scioperi mirati alla difesa dei diritti acquisiti, e la spending review è ancora molto indietro rispetto a quello che servirebbe. Noi non sappiamo se il presidente Draghi abbia espresso quelle parole perché convinto che la linea del rigorismo tedesco sia stata sconfitta persino in Germania e magari da domani Angela Merkel sarà più disponibile a comprendere le ragioni di chi non rispetta pienamente i parametri dell’Eurozona. Sappiamo però che il debito italiano va ridotto lo stesso, la spesa tagliata, il sistema produttivo incoraggiato. E’ questo che ci aspettiamo riesca a fare Monti, nonostante le resistenze provenienti dalle forze politiche che lo sostengono, oltre che da quelle che gli si oppongono.

Roma, 27 luglio 2012